mercoledì 25 aprile 2012

Festa della Liberazione 25 Aprile 2012 - SENZA MEMORIA NON C'E' FUTURO

Discorso tenuto in occasione della CERIMONIA ITINERANTE DI RICORDO E RIFLESSIONE IN ONORE DEI PARTIGIANI CADUTI presso il cippo di Morsano di Strada.


Questo cippo ricorda tre giovani partigiani. Ancora oggi li vogliamo onorare con la
gratitudine che meritano.

Siamo qui anzitutto per testimoniare un gesto esemplare. E' importante ricordarlo poiché l'oblìo fa svanire il loro sacrificio e quelli sofferti da una moltitudine di persone per assicurare la pace e sperare in una società giusta e eguale.
Siamo fortunati!
La vita vissuta dalle donne e uomini che hanno assistito a vent'anni di regime fascista e che lo hanno combattuto nelle forme più diverse, in particolare dal 1943 al 1945, non è stata rinchiusa in un recinto di passioni e esperienze personali.
La nostra famiglia umana è fortunata perchè molti hanno scritto i ricordi e rappresentato le loro visioni. Chi ha fatto la Resistenza e chi è uscito dal lager ha saputo dar voce al ricordo come a un bisogno etico universale fondamentale per la costruzione del futuro.
Anche da questa tensione si è prodotta l'essenza di una storia che non si è limitata alla ricostruzione materiale di quanto distrutto, ma contemporaneamente ha spinto il processo civile e politico verso la giustizia e l'eguaglianza e ad elevare la dignità degli individui.
Siamo loro riconoscenti, così come incoraggiamo gli studiosi che non smettono di ricercare e proporre vicende e gesti, esaltanti o minori che siano.
La memoria ci lega alla storia. La conoscenza della storia è la prima condizione per radicare principi e valori non negoziabili. La lotta di resistenza nazionale e il movimento popolare che l'ha accompagnata, dove tanta gente dei nostri paesi non è rimasta indifferente; il fiume di passione che si è via via ingrandito diventando massa generosa e consapevolezza nell'agire per il bene comune incardinato nella libertà e nel progresso; l'unità che si è determinata tra diversi credi culturali, politici e religiosi; l'azione contro qualcuno come un atto necessario verso il nemico costituito da fascisti e tedeschi: ebbene, tutto ciò appartiene alla comunità nazionale e proprio perchè dura vicenda della storia essa ha forgiato le ragioni costitutive della ricostruzione del nostro Paese rappresentate nella Costituzione e ha preparato la fondazione della nuova Europa con i primi Trattati.

Non aver perso il nesso tra memoria-storia-futuro è stato una grande intuizione e atto lungimirante che ha permesso di conciliare la libertà con la trasformazione della società; il progresso universale con il riconoscimento delle istanze di emancipazione della persona, individuando nel cittadino il soggetto politico a cui, prima di ogni altra responsabilità, spetta la sovranità. E' l'eredità fondamentale lasciata in dono dalla vita vissuta dalle donne e dagli uomini di quel periodo, come un seme che abbiamo il dovere di preservare e rinnovare, per le generazioni di oggi e degli anni a venire.

Dobbiamo molto ai giovani; alle ragazze e ai ragazzi che hanno attraversato d'un fiato un frammento del tempo della storia, con tutto il protagonismo di cui erano capaci. Il cippo ricorda Sergio Canciani di 19 anni, studente di Pozzuolo del Friuli, William Tomini di 24 anni di Talmassons, e Osvaldo Lucchini di 31 anni, di Gonars. Tre gappisti torturati alla caserma "Piave", prelevati e poi fucilati dai fascisti il 12 febbraio del 1945 in questo luogo.

La loro tragica esperienza ci permette di comprendere il significato di coraggio e bellezza. Dal 1943 al 1945 sono entrati in campo migliaia di giovani, mossi in base a motivazioni individuali o competenze culturali profonde, spinti dalla rabbia o trascinati dagli eventi. Poco importa. La sostanza è che si è formato un composito movimento popolare, carico di visioni e illusioni, che ha saputo sopportare prove ardue che ne hanno temprato la volontà e formato la coscienza civile.

Numerosi giovani del nostro paese hanno partecipato alla Resistenza. Bruno Tomasin, Pietro Malisan, Rosario Cepile, Mario Cossaro, Giacomo Fabbro e mio padre "Sauro" che, assieme, hanno iniziato il nuovo viaggio; Francesco Del Frate e suo fratello Edo, il primo impegnato nella Garibaldi e il secondo nell'Osoppo; Angelo Minin e Benigno Anzit, della Osoppo e poi Sindaci nella D.C.; Giovanni Mondini e Bruno Ionico, accomunati da uno stesso destino; Ferruccio Manzione che ha partecipato alle attività della Gap; Stroppolo Aquilino e Stroppolo Odilio; Arturo Pilon, militare che dopo l'8 settembre del 1943 ha scelto la Garibaldi anziché seguire gli altri a Salò, e GioBatta Aviano della Osoppo, che si trovano accomunati in un'unica tomba nel cimitero di Castions di Strada.

A loro non è mancato il sostegno della popolazione e almeno sei persone sono morte dal '43 al '45.
La storia anche nei momenti più crudi apre opportunità enormi e mette in luce i valori e le tensioni che risiedono nell'animo umano. Così, i giovani hanno colto questa opportunità, si sono messi in cammino verso una nuova alba, e sono diventati coraggiosi. Qualcuno è rimasto sul campo; altri hanno fatto ritorno a casa.

Dopo il 1945, l'Italia ha tratto giovamento dal patrimonio costituito da migliaia di ragazzi che, appunto, ritornando a casa, non sono diventati solo contadini o operaie o impiegati o artigiani o educatrici o maestri alle elementari, magari con qualche asprezza e certezza in più. Molti, poco più che ventenni, sono diventati componenti del Governo, amministratori pubblici, dirigenti di partito e sindacalisti; altri hanno assunto ruoli nelle aziende senza venir meno alle idee acquisite durante la lotta di liberazione, o hanno saputo e voluto ricordare. E' stata la fortuna di questo Paese che ha visto in campo le energie che meritava!

L'Italia è progredita perchè queste si sono immerse nella debole e frammentata società del dopoguerra come un fiume in piena assicurando la ricostruzione e cercando, finalmente, di rendere concrete le illusioni a favore delle comunità. I nostri paesi hanno beneficiato di questa onda, anche sotto la spinta del solidarismo cattolico e del movimento socialista e comunista che non hanno mai smarrito i punti di
contatto, malgrado il radicarsi di confini ideologici, mettendo a fattor comune idee e punti di vista nel confronto con la società locale.

C'è da chiedersi se non è proprio quello di cui abbiamo bisogno oggi. Di ragazze e ragazzi che non rinunciano all'ambizione di traguardare un orizzonte, di mettersi in gioco e di scommettere su se stessi, di porsi in relazione con gli altri.
Di fronte a un Paese sfiancato percorso da una profonda crisi politica, questa umanità e intelligenza collettiva può diventare, come allora, classe dirigente capace di presa di coscienza indispensabile per affrontare sfide e futuro.
A Sergio, William e Osvaldo, ad altri giovani e coraggiosi non è stata offerta questa possibilità: di vivere prima, e di concorrere poi alla ricostruzione di paesi e dell'Italia, dopo che ne hanno salvato la dignità.
Sappiamo poco di loro. Non sappiamo quanto erano amici né come immaginavano la loro vita.
Possiamo tuttavia intuire la disponibilità a mettere avanti un'idea più grande, prima ancora che utile per qualcuno e per quel momento, e il rifiuto di attendere che accada qualcosa. Forse anche loro hanno pensato, magari con parole e immagini diverse, che l'indifferenza è oscena e svuota l'anima. Ecco la bellezza! Che si ritrova quando non si disgiunge la ricerca della verità; che c'è quando ci si sente in
armonia verso se stessi perchè lo si è verso gli altri. Che si ritrova intatta quando si crede in qualcosa di non misurabile, come la libertà, e la si vive a viso aperto, senza calcolare quanto si perde; che esiste perchè si vuole testimoniare.

Il loro gesto è stato pagato per tutti quelli che sono venuti e verranno dopo, ci dona fiducia e speranza, e rappresenta, appunto, tanto coraggio e bellezza da arricchire la grande storia.

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