martedì 21 aprile 2009

"Porta di Luce": inaugurata l'opera del "Minto" - 19 Aprile 2009

L'inaugurazione della "Porta di Luce" di domenica 19 Aprile 2009 sara' sicuramente ricordata come una data storica negli annali morsanesi. Si tratta infatti di una scultura in marmo di carrara e acciaio di una raffinata bellezza e che mostra la straordinaria maestria del nostro compaesano Giovanni Sicuro in arte "Minto".

All'inaugurazione, oltre all'artista, sono interventui Luciano Strizzolo, presidente del circolo culturale "Le Risultive", il sindaco Nardini, membri della giunta ed un nutrito gruppo di morsanesi. Tutti sono concordi nel celebrare la scultura come un'opera di grande bellezza e maestria e che nelle sue forme slanciate verso l'alto ispira riflessione e meditazione.

"Porta di Luce" da' valore a quella che fino ad oggi e' stata una costruzione praticamente abbandonata. La cappella del cimitero da anni era infatti chiusa e ridotta ad una polverosa scatola vuota. Ora, finalmente, i morsanesi potranno ricordare i propri cari defunti in un angolo non solo decoroso ma anche esteticamente armonioso.

La comunita' ringrazia il Minto, il circolo "Le Risultive" e l'amministrazione comunale per aver realizzato qualcosa di cosi' importante per il paese.

Descrizione Tecnica
Il progetto vede la scultura situata all’interno della Cappella e ancorata nella porzione centrale della parete opposta alla facciata di ingresso. L’ingombro totale dell’opera ha larghezza centimetri 180, altezza centimetri 406 e una profondità globale di centimetri 5. Mentre il piedistallo sul quale poggia l’intera scultura ha forma rettangolare e misura: centimetri 180 di lunghezza, centimetri 100 di profondità e di centimetri 5 di altezza.

La scultura è composta da una fascia centrale in acciaio inossidabile che misura in altezza centimetri 406 e in larghezza centimetri 80, nella cui parte centrale viene ancorato un intreccio di tondini in acciaio inossidabile di diverse lunghezza, lucentezza e sinuosità. Questa lastra viene messa in tensione su un telaio in ferro, che misura centimetri 90 di larghezza per centimetri 371 di altezza con uno spessore di centimetri 5, fissato alla parete retrostante dentro una scanalatura fatta nel muro e assicurato con perni filettati in acciaio inossidabile e saldati al muro mediante tasselli ad espansione.

Sui lati, lungo la porzione verticale della fascia centrale in acciaio, vengono posizionate due lastre di marmo bianco di Carrara. Ciascuna misura centimetri 406 in altezza, centimetri 50 in larghezza e aventi uno spessore di centimetri 5. Sono lavorate a basso rilievo, con finitura a scalpello e a sabbiatura. Vengono fissate e ancorate al muro mediante collanti, idonei per la posa di materiali lapidei, e da una serie di elementi , chiamati arpe, in acciaio inossidabile cementati sia nella parete che nel marmo stesso.

II piedistallo, posto alla base dell’intera opera scultorea, è formato da tante piastrelle in marmo bianco di Carrara frammentate e incastrate fra loro.

Poetica a cura di Giovanni Sicuro
Molto tempo fa persone che hanno molto a cuore la comunità di Morsano, mi hanno chiesto di progettare una scultura per l’abbellimento della cappella del cimitero del nostro paese.
Da subito il pensiero è stato quello di raffigurare, attraverso il materiale tradizionale della scultura, una ideale porta di congiunzione fra ciò che divide la dimensione terrena da quella ultraterrena.
Il marmo per primo si è rivelato essere il più adatto: bianco, con la trama delle sue venature identifica la materia, la concretezza, pronto a ricevere i colpi che lo trasformano; ogni segno rimane impresso e trattiene la memoria del gesto. Poi ho voluto utilizzare l’acciaio perchè le sue caratteristiche possono concretizzare l’idea di infinito che avevo in mente. Infatti è inattaccabile da acqua e acidi, è riflettente, è uniforme in tutte le sue parti: in alto come in basso, ‘a sua immagine e somiglianza ’ , questo mi suggeriva.
Dal connubio di questi due elementi prendono vita luminose direttrici che sotto forma di tante asticelle descrivono intrecci e traiettorie, ciascuna ad identificare un diverso percorso ma con il punto di partenza uguale a quello di ritorno.
Su tutta l’estensione della scultura si rispecchia la luce naturale che penetra da quattro finestre a feritoia poste sulla facciata di ingresso della cappella. Si crea così un dialogo fra la luce, la scultura e la superficie riflettente, dove il tempo dell’uomo come singolo e parte di un tutto si coniuga a quello del Divino, in una sacrale e non spezzabile unità delle parti.