sabato 10 ottobre 2009

Campo di Prigionia Austro-Ungarico di Marchtrenk: una famiglia morsanese commemora i compaesani che qui perirono 90 anni fa

Da alcuni anni, in collaborazione con la Croce Nera austriaca (organizzazione che cura i cimiteri militari in territorio austriaco), alternativamente in Italia e in Austria, ha luogo l'incontro italo-austriaco della Pace a ricordo dei Caduti e delle vittime civili della Grande Guerra. L’anno scorso si è svolto ad Arsiero, in Valdastico, dove c’è il più grande cimitero di guerra dopo quello di Redipuglia, mentre quest’anno la cerimonia, giunta alla 17^ edizione, venerdì 9 ottobre 2009 si è svolta al cimitero italiano di Marchtrenk, località a circa 25 chilometri da Linz.

L'evento ha rilevanza locale perchè in questo campo di prigionia assieme a quelli di Milovitz, oggi Milovice e Katzenau, furono internati anche civili dei nostri paesi e molti non fecero più ritorno. Una famiglia morsanese ha colto l'occasione dell'Incontro della Pace per visitare per la prima volta la tomba di un familiare, Giobatta Sandri che morì proprio a Marchtrenk il 25 febbraio 1918 (all'etá di 46 anni). Così Sereno Sandri, assieme ai figli Stefano e Vanni, ha presenziato alla cerimonia di ricordo dei caduti del campo ed ha potuto visitare il luogo dove suo nonno Giobatta fu sepolto.

Alla cerimonia hanno partecipato delegazioni delle associazioni d'arma italiane ed austriache. Di particolare nota il benvenuto e l'abbraccio che il vescovo di Linz ha voluto dare di persona ai tre morsanesi che idealmente riassume la riconciliazione tra due popoli già divisi da una guerra. Grande è stata anche la disponibilità dei rappresentanti della Croce Nera locale che si sono adoperati per dare accesso agli archivi di Stato di Linz ai tre morsanesi, addirittura accompagnandoli di persona subito dopo la cerimonia, negli archivi che si trovano a 30km dal campo. Tra le carte degli archivi è stato possibile acquisire ulteriori informazioni su Giobatta Sandri, mappe dettagliate del campo e dell'annesso cimitero ed altri dettagli sulla vita di prigionia altrimenti non disponibili. Dal canto suo, Vanni ha condiviso le informazioni sui prigionieri paesani tratte da documenti custoditi nei nostri archivi parrocchiali e comunali, che si sono rivelate molto utili per i curatori del museo del campo. A seguire, i visitatori morsanesi sono stati accolti con tutti gli onori ad un incontro della Croce Nera di Linz.

L'evento è stato emotivamente molto intenso perchè da 90 anni in famiglia si tramanda la storia di Giobatta che morì di stenti per salvare il figlio diciasettenne Valentino, internato con lui, al quale passava la propria razione di minestra per salvarlo dalla fame. Valentino fece ritorno e potè iniziare una famiglia mentre Giobatta riposa nel cimitero di Marchtrenk.
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Qui il racconto di Sereno Sandri sulla vicenda di Giobatta come tramandata in famiglia.
"Era novembre 1917, dopo la rotta di Caporetto, Pietro Giacomo Sandri (chiamato Jacum Mocjigne - leggi "mochigne" visto che i Sandri in paese ancora oggi sono chiamati con questo soprannome), anziano della classe 1834, cacciò di malo modo, colpendolo con il suo bastone, un soldato austriaco intenzionato a tagliare gli olmi ("olessis") nel filare che faceva da confine della proprietà di famiglia. Gli olmi si trovavano nella zona dietro piazza San Pellegrino che si sviluppa verso il cimitero, dove viveva la famiglia patriarcale Sandri ed il loro legno era diventato molto prezioso per gli occupanti asburgici che si stavano attrezzando per l'inverno. Cosichè, l'austriaco se ne andò dall'orto ma ritornò con un manipolo di altri soldati. Visto che ormai Pietro Giacomo Sandri aveva 83 anni gli occupanti decisero di non punirlo direttamente bensì di arrestare il nipote Valentino (classe 1900) ed una nuora, Anna Del Pin, moglie di suo figlio Pietro che in quel momento si trovavano in casa. A questo punto, Giovanni Battista (Giobatta) Sandri, figlio di Pietro Giacomo e padre dello sventurato Valentino, saputo dell'arresto del giovane figlio e della cognata si diresse subito al comando austriaco per protestare ma fu arrestato a sua volta. Sia Giobatta che il giovane Valentino furono quindi inviati in un campo di prigionia Austro-Ungarico (la tradizione orale tramanda il nome di Milovice a 30km a est di Praga - peró si sa per certo che Giobatta mori' al campo di prigionia di Marchtrenk dove forse fu trasferito per essere curato).
Qui inizia l'odissea dei due malcapitati. Le condizioni di prigionia erano rese durissime dal freddo, dalle epidemie e dalla mancanza di cibo. Valentino era solo diciasettenne e sarebbe sicuramente morto di stenti se non fosse stato per l'aiuto generoso di suo padre. Tanto che, Giobatta, pur di salvare il figlio iniziò a rinunciare alla sua magra razione di cibo passandola al figlio con varie scuse: "mangia tu che io non ho fame", "la zuppa non mi piace, magiala tu" e via dicendo. Così, dopo alcuni mesi, pur di salvare il figlio, il povero Giobatta morì di stenti mentre Valentino, grazie al sacrificio del padre, riuscì a tornare a Morsano a fine guerra.
Rientrato a piedi, fortemente denutrito e stremato, venne a sua volta salvato dal provvidenziale intervento del parrocco, Don Alberto Della Longa, che istruì la famiglia di somministrare alimenti solo in maniera graduale, giorno dopo giorno, per evitare una morte certa se avesse mangiato fin da subito porzioni normali. Valentino potè quindi raccontare l'eroico sacrificio del padre e le sue fatiche per rientrare a piedi dal campo di prigionia. Tra l'altro, durante il viaggio di ritorno, perì anche un suo compagno di prigionia che rientrava anche lui in Friuli a piedi. Questa triste vicenda in famiglia ancora oggi continua ad essere tramandata di generazione in generazione.
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Nel cimitero militare di Marchtrenk, un tempo annesso al campo di prigionia dove furono deportati 25.000 soldati, sono sepolti 1.453 italiani militari e civili, deceduti soprattutto di tifo e tbc. Al centro dell’area cimiteriale si innalza una stele commemorativa che segnala la presenza delle spoglie dei militari italiani lì sepolti. Su altre quattro stele, poste ciascuna ai margini di ogni settore, sono state collocate delle lastre in metallo con su incisi i nominativi dei Caduti. In fondo al Cimitero Militare si trovano le sepolture di 467 Russi, di 1 Rumeno, di 11 Serbi e di 18 di nazionalità sconosciuta.
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Si ritiene che una ventina di morsanesi furono internati nei campi austriaci e una decina non fece piú ritorno in paese. I loro nomi sono elencati nel monumeto ai caduti di Morsano. Altri loro dettagli sono presenti nei registri parrocchiali e comunali.
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Per maggiori informazioni:
- http://www.cimeetrincee.it/

Qui l'elenco degli italiani sepolti nel cimitero di Marchtrenk (attenzione é un file da 39mb)

2 commenti:

Anonimo ha detto...

abbiamo anche le generalità, oltre ad altri elementi anagrafici di 4 nostri compaesani morti a Milovitz, ed altri 2 morti nel campo di katzenau sempre nell' alta austria. A dire il vero uno dei 2 è morto sul treno presso Linz durante il viaggio di ritorno. Risulta interessante come internassero in campi lontani dal confine al fine di togliere ogni velleità di fuga ai più impavidi!

Vitellozzo Silverdeschi Vantelli della Calastorta ha detto...

CADUTI TRA I DEPORTATI CIVILI 1915-18 DI MORSANO DI STRADA

BASELLO GIUSEPPE
BONZIN GIUSEPPE
CARLINI ANTONIO
DE MARCO ANTONIO
MALISANI GIOVANNI
SANDRI GIOBATTA
SATTOLO ERMENEGILDO
TAVARIS GIOBATTA
TUAN FRANCESCO
TUAN MARCELLINO

I loro nomi sono elencati sul monumento ai caduti di Morsano di Strada.